BIG on Mars

Sono diventato un architetto perché avevo sentito che gli architetti lavorano con lo spazio. Questo è il pensiero dell’architetto danese Bjarke Ingels, fondatore dello studio BIG e immagina la sua eccitazione quando la Dubai Future Foundation lo ha contattato per progettare una città su Marte per il 2117. Un incarico che prevede la realizzazione di un prototipo a Dubai, la Mars Science City, commissionatagli dal governo degli Emirati Arabi Uniti. Nel corso della Ted Talk l’architetto illustra l’architettura e la tecnologia che potrebbero permetterci di vivere sul pianeta rosso.

Via ted.com

Siamo già a questo punto? Siamo pronti a progettare l’abitare su Marte?
Proprio così. Se da una parte qui sulla Terra gli architetti sono impegnati a salvare le risorse del pianeta, dall’altra si cimentano in sfide costruttive mai pensate prima, creando con pochi ingredienti fisici e chimici un ecosistema a misura d’uomo. Da custodi a creatori di una nuova realtà.

Per arrivare su Marte ci vogliono circa tre mesi di viaggio, poiché i due pianeti distano solo 55 milioni di chilometri. Il pianeta rosso ha una bassa pressione e radiazioni molto alte. Le temperature possono essere estremamente fredde, ma nei crateri somigliano a quelle delle estati del nord Europa, freddine a mio avviso ma per i più temprati relativamente miti e temperate. C’è il regolith (un misto di polvere, terra e rocce rotte presente in molti corpi celesti, anche sulla terra), da poter sciogliere all’occorrenza. C’è il ghiaccio, da cui si può ricavare l’acqua, realizzando così orti idroponici con cui produrre il cibo (rigorosamente vegano). Ci sono anche pietre e sabbia, utili come materiali da costruzione e per ottenere vetro e alluminio con cui realizzare tecnologie, quindi energia.

Insomma ci sono tutti i presupposti per poter abitare. Ma come dovranno essere le case su Marte?
L’architetto spiega che dalla Terra possiamo importare tre principi costruttivi da usare in sinergia. In primis le pressostrutture, ottime per creare ambienti pressurizzati, ma non in grado di proteggere dalle radiazioni. In secondo luogo vi sono gli ambienti creati con le stampanti 3D, che però hanno lo stesso problema. Infine le strutture ipogee, che darebbero protezione completa dalle radiazioni, ma nessuna luce diurna. Combinando insieme queste tecnologie costruttive, Bjarke Ingels ha progettato igloo di materiali gonfiabili, al cui interno scavare gli ambienti per gli uomini anche grazie all’aiuto delle stampanti 3d, connettendo queste cupole in una rete. Questo network costituirà dunque la città marziana.

Tuttavia è lecito chiedersi perché andare su Marte, investendo denaro e risorse quando abbiamo un pianeta in crisi che necessita urgentemente di essere salvato? Se lo chiede anche Bjarke Ingels, rispondendo che se guardiamo ai 17 obiettivi di sviluppo sostenibile dell’ONU, 8 di essi hanno a che fare specificamente con l’ambiente costruito. Su Marte si dovrà risparmiare acqua e superficie, ma soprattutto non si potrà far uso di combustibili fossili perché non ci sono i fossili. Quindi Marte deve essere rinnovabile. Pertanto i principi che ci permetteranno di vivere su Marte saranno gli stessi che ci permetteranno di custodire la terra.

Tutte le foto via Bjarke Ingels Group