Da oltre 50 giorni mi trovo a casa e ho sperimentato direttamente l’attività di smartworking, cercando di coglierne vantaggi e limitazioni. Una riflessione è scaturita leggendo l’articolo di Elena Dallorso sull’ultimo numero di AD Italia.
Quanto siamo realmente pronti a lavorare da casa?
Quanto le nostre case sono propriamente attrezzate per praticare lo smartworking?
Presupponiamo che a fatica ci siamo ricavati un angolino, per i più fortunati un’intera stanza, dove finisce lo spazio del lavoro e inizia quello privato?
E’ possibile concentrarsi, comunicare, collaborare, distrarsi e ricaricarsi negli stessi pochi metri quadri?
Quanto riusciamo effettivamente ad essere flessibili ed autonomi nella scelta degli spazi, degli orari e degli strumenti da utilizzare rispetto a questa una nuova filosofia manageriale del lavoro intelligente?
In un momento di vulnerabilità come questo riflettere sul significato e sul valore dello spazio casa diventa più una necessità che un passatempo. Forse dovremo rivedere alcune dinamiche per rendere le nostre dimore, e non di meno i nostri arredi e complementi, più accomodanti e funzionali alle esigenze e ai cambiamenti che la realtà impone. Inoltre alla luce di una cultura dello smartworking sembrerebbe che il 56% degli italiani vorrebbe continuare a lavorare con questa modalità anche dopo la crisi. Pertanto è necessario attrezzare le nostre case a questo cambio di vita. In che modo? Un primo passo per trovare il giusto equilibrio in questa nuova abitudine è creare uno spazio domestico, confortevole e ben progettato, destinato al lavoro.
Foto di Elena Magnani
I più fortunati hanno lo spazio per una postazione fissa, che sia uno studio o semplicemente una scrivania dedicata. Ci sono altri come la sottoscritta che invece devono organizzare una postazione temporanea, magari ritagliando un angolo sul tavolo da pranzo.
Foto di Joann Pai
Nel loro casolare country Gesa Hansen e Charles Compagnon, una giovane coppia di creativi francesi, hanno ricavato un angolo studio con scrivania e sgabello in sughero appartenenti alla collezione Sinnerlig di IKEA, disegnata da Ilse Crawford, dove vengono esaltate le qualità tattili delle materie prime. Nei luoghi di lavoro difatti si sta passando da superfici fredde e dure a materiali più naturali. Perfetta questa scelta dunque per un home office.
Foto di Helenio Barbetta
Il videomaker Luis Urculo ha ricavato lo spazio per la scrivania alle spalle del divano nel suo appartamento di Madrid che definisce un meltinpot di stili e culture. Maschere messicane e bambole voodoo, oggetti fatti a mano e prodotti d’industrial design, kilim colorati e giocattoli: tra ceramiche, piante e parquet a spina di pesce è qui che Luis pensa, progetta e crea. Talvolta per lavorare bene è opportuno circondarsi di oggetti che ci appartengono e ci fanno sorridere.
Foto Shootin
Dall’atmosfera cosy in linea con la filosofia di vita nordica hygge è l’appartamento di soli 28 mq presso Versailles ristrutturato dallo studio Transition Interior Design. Il poco spazio a disposizione è stato ottimizzato al massimo, optando per un open space multifunzione: la scrivania progettata su misura è disposta nella scaffalatura a vista angolare, con la poltroncina in legno e tessuto color rosa pale dogwood di Miliboo e i pratici scaffali creati ad hoc per tenere libri e oggetti. Molto intimo e femminile.
.
Foto di Eric Laignel
Un po’ wunderkammer un po’ objet trouvé è questa scrivania con piccoli oggetti e foto d’epoca dei reali inglesi, di Robert Mapplethorpe e Irving Penn, che trovano spazio in questo angolo di lavoro ben mimetizzato col resto dell’appartamento. Siamo all’ottavo piano in un open space di 75 mq a New York fresco di ristrutturazione su progetto dello studio Messana O’Rorke. Un’estetica molto sleek, uno stile elegante e dalle linee pulite, un minimalismo primitivo come lo definiscono gli architetti stessi. Il laptop difatti non si nota nemmeno.
E tu hai ricreato il tuo angolo di lavoro domestico?
In copertina foto di Elena Magnani