Un tavolo solo

Il futuro della gastronomia sarà nei ristoranti con un solo tavolo.
Questa è la formula che sarà al centro della nostra ideologia culinaria
Ferran Adrià

Immaginate.
Un tavolo, alcuni amici, uno chef e l’intero locale a disposizione, come se fosse il soggiorno di casa.

Un sogno? No, Non necessariamente.

Negli ultimi anni sono stati aperti alcuni locali studiati appositamente per rispondere congiuntamente alle esigenze degli ospiti di cenare in un locale intimo ed accogliente con quelle dei ristoratori di creare con i commensali un confronto diretto ed un dialogo aperto e sincero.

Ve ne presentiamo tre, completamente diversi tra loro.

Otto – Novate Milanese

Otto è una rivoluzione. Un piccolo e curatissimo gioiellino nell’hinterland milanese che, oltre a proporsi come ristorante, si è presentato anche come una Bottega dove poter acquistare e degustare i prodotti che l’Azienda Agrituristica della famiglia dello Chef Lorenzo Lavezzari“La Carreccia”, situata sui colli di Luni in Liguria) produce.
Il progetto? Un solo tavolo, tanto amore e un progetto. Riportare alla luce la voglia di condivisione a tavola traslando il social dallo spazio virtuale a quello concreto e creando un legame speciale tra se stesso e i suoi otto commensali.

Entrando al ristorante, uno spazio caraterizzato da colori chiari e materiali naturali, la sensazione è quella di entrare in casa di un amico, in un’atmosfera intima, conviviale e rilassante. Il menù cambia spesso e dal martedì al sabato si possono scegliere, sempre su prenotazione, tre differenti tipologie di degustazione tra cui un imperdibile serata dall’evocante nome giapponese Omakase (che significa, mi fido di te), in collaborazione con il maestro Haruo Ichikawa.

Via Otto

Otto
Via Bertola 8 – Novate Milanese
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Una – Londra;
Lo chef Martin Milesi presenta la sua cucina di ispirazione Sud Americana a dodici ospiti che condividono un tavolo nella torre dell’orologio della stazione St. Pancreas, affacciati sul paesaggio notturno di Londra.
Un’esperienza oltre l’esperienza del cibo  in un locale che ha insito in sé l’effimera esperienza del temprary pop-Up: “del doman non c’è certezza” (per ora però c’è certezza. Lo Chef in persona mi ha risposto che ci sono posti liberi per questa stagione e che si possono prenotare da qui)

Via Una London

Una London
St. Pancras Clock Tower – London
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Ultraviolet – Shanghai;

Dieci ospiti, Venti portate, un unico tavolo, un’esperienza indimenticabile.
Paul Pairet, lo chef che ha ideato il locale, la definisce un “Immersive dining”. I dieci ospiti condividono il tavolo, il menù, la musica, le immagini, i suoni e persino gli odori che esaltano e raccontano il piatto. Un luogo sconosciuto. Poche regole, ben precise. Si prenota attraverso il sito del locale e ci si trova alle 18 e 30 all’altro ristorante di Shanghai di proprietà dello Chef, il Mr & Mrs Bund , per arrivare all’Ultraviolet che si trova in un vecchio studio di registrazione completamente ristrutturato. La sfida è stata nascondere tutta la tecnologia necessaria alle esperienze lasciando la sala praticamente asettica. Il ristorante infatti è composto solo da pareti bianche (vestite poi con proiezioni e suoni sempre diversi).

Foto di Scott Wrigh

Ultraviolet
Indirizzo non conosciuto – Shanghai
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