“Molte cose al mondo non hanno un nome, e molte, anche se il nome ce l’hanno, non sono mai state descritte. Una di queste è la sensibilità – inconfondibilmente moderna, una variante della sofisticazione, anche se difficilmente con essa si identifica – che va sotto il nome di Camp.” (Susan Sontag)
La nota scrittrice e intellettuale newyorkese del XX secolo fu la prima ad esaminare il fenomeno del Camp nella cultura occidentale, pubblicando nel 1964 sulla rivista Partisan Review, il saggio breve Notes on Camp. Ma di cosa si tratta esattamente?
Camp è la nuova parola d’ordine del 2019. E’ la nuova tendenza d’arredo che si sta diffondendo nel mondo del design, con l’obiettivo di caricare il progetto di immagini, decori, colori, texture, oggetti, riferimenti, luci. Il minimalismo sta lasciando il posto alla complessità progettuale, sotto forma di mix e match, fedele al motto “more is more less is a bore” gridato da Iris Apfel. Ma quindi cos’è il Camp? Come possiamo comprenderne la natura e il suo significato?
Basandoci sul pensiero della Sontag, il Camp abbraccia concetti come ironia, umorismo, parodia, esuberanza, artificio, teatralità, esagerazione, superfluo, ambiguo. Inoltre sposa correnti artistiche e architettoniche come l’Art Nouveau, l’universo di Gaudí, la tendenza alla decorazione, al contrasto di linguaggi e ricchezza della forma. L’estetica del Camp sta dunque influenzando l’industrial design e l’interior design attraverso tali approcci e a dimostrarlo sono alcuni scatti che dicono di più di molte parole.
Via gucci.it
Parliamo di Gucci, e in particolar modo dell’uomo che rappresenta la maison dal 2015, il direttore creativo Alessandro Michele, che può rappresentare un’eccezionale esempio di Camp contemporaneo. I set fotografici delle collezioni Gucci Decor sono vere e proprie stanze delle meraviglie, pieni di ricchezza, abbondanza, ridondanza. Molto Camp ad esempio è una poltrona morbida, in velluto blu petrolio che riprende la forma di una conchiglia con fiori ricamati dal gusto vintage. O ancora ceramiche dipinte a mano sulle quali vengono impresse immagini divertenti e dissacranti. In generale sfarzo e colore, frasi, decorazioni, fiori e velluti in rilievo, damaschi, capitonné, pelli colorate e ancora serpenti e tigri disegnate su cuscini o impressi sulle pareti attraverso wallpaper con pattern esuberanti.
Foto di Luigi Galiazzo
Camp sono anche i progetti proposti dallo Studio Job e dal suo fondatore Job Smeets. Tutte le sue creazioni sono opere d’arte stravaganti che nascondono un forte pensiero, che sia politico, satirico, umoristico oppure puramente estetico e fine a se stesso. Molto spiritosi sono gli oggetti e gli arredi del suo appartamento.
Via lovethesign.it
Camp è la slovena Nika Zupanc, per la sua attitudine creativa e per il suo tipo di lavoro che sfida il razionale, il sobrio e l’utilitaristico dando voce all’intuitivo, eclettico e intimo. I suoi arredi e complementi sono estremamente raffinati, pieni di carica emotiva, con un tocco di teatralità e un sapore chic, come dimostrano le Ribbon Chair. Davvero uniche.
Courtesy of Jonathan Adler
Anche il ceramista Jonathan Adler è camp. Gli ambienti che crea sono talmente scenografici da somigliare a set cinematografici, ricchi di opere d’arte e pezzi unici ed emanano allegria e felicità. Da vedere per credere.
Nel mondo del fashion design di Camp se ne parla al MET di New York, che quest’anno ospita dal 9 maggio all’8 settembre la mostra Camp, notes on fashion una retrospettiva che esplora le origini dell’estetica del Camp e il modo in cui si è evoluta dalla marginalità fino a influenzare la cultura mainstream, attraverso capi d’abbigliamento, sculture, dipinti e disegni che spaziano dal XVII secolo a oggi. Decisamente da non perdere.
Copertina foto di Luigi Galiazzo