Case post Covid

Quando esattamente dalle nostre abitazioni è sparito il corridoio? Quando invece la cucina si è indissolubilmente legata al soggiorno, trasformando l’intero ambiente in zona living? Questi cambiamenti dell’assetto domestico, aggregativo e distributivo, sono piccoli ed epocali allo stesso tempo, poiché riflettono evoluzioni sociali e l’avvento di nuove esigenze. Ultimamente siamo stati reclusi in casa per parecchie settimane, subendo ed entrando in sintonia con tutti i difetti e le imperfezioni fino ad ora ignorabili ed ignorati. Improvvisamente quelli che erano piccoli fastidi sono diventati intollerabili ed è nata in noi un’irrefrenabile voglia di porvi rimedio. Come cambieranno dunque le nostre case a seguito del lockdown imposto dal Covid-19?

Colori naturali

Foto di Nicole Franzen

Per prima cosa cambieranno le tendenze di colore. La pandemia ha comprensibilmente stimolato un sentimento di inquietudine, dolore e ansia tra le persone, che ora bramano colori che infondano un senso di rassicurazione e conforto. Afferma Dee Schlotter, senior color marketing manager di PPG Paints. Probabilmente saranno prevalenti tonalità che imitano le nuances della natura, specialmente negli interni domestici delle grandi città, in quanto questi colori promuovono la pace interiore in un’epoca in cui il benessere mentale e fisico sono fondamentali.

La fine dell’open space

Foto di Michael Moran

Evoluzione relativamente recente della forma domestica (come si spiega quì), il concetto di open space affonda la rigida meccanizzazione delle singole funzioni (cucina, soggiorno, ingresso,…), in virtù di una multifunzionalità e flessibilità dello spazio domestico talvolta esasperata. Ci si è resi conto che tali configurazioni spesso non consentono la privacy individuale, riconosciuta oggi non solo come un bisogno emotivo, bensì come una necessità, un diritto che a volte può sembrare impossibile da ottenere. Inoltre l’open space, in nome di una trasparenza totale, azzera  le distinzioni fra spazi della casa esposti al pubblico, come il soggiorno, ed ambienti più intimi e privati.

Spazi per lavorare

Foto di Gieves Anderson

Il Coranavirus ci ha costretto a portare l’ufficio a casa ma, sebbene ci siamo adattati, l’idea di lavorare dal letto o dal tavolo della cucina per tempi indefiniti non è sostenibile. Se i più fortunati hanno una stanza studio dedicata, la maggior parte di noi per praticare agilmente l’attività di smart working ha bisogno di soluzioni intelligenti, affinché ottimizzando lo spazio ci si possa isolare e concentrare continuativamente.

Balconi

Foto di Stephen Kent Johnson

I balconi hanno trovato un proprio ruolo. Un ruolo fondamentale per la sopravvivenza, poter stare all’esterno, insomma uscire di casa e sentirsi ancora per poco abitanti dello spazio urbano. L’architetto, designer e teorico Ugo La Pietra considera difatti il balcone tra gli strumenti più utili per superare la forzata claustrofobia domestica di questo lockdown. Talvolta dimenticato e riempito di mobiletti porta scope, bidoncini della spazzatura, condizionatori d’aria ed oggi così ardentemente desiderato. Eppure i dati Istat ci dicono che un terzo delle case italiane non ha né terrazzo né balcone. Tuttavia se si considera la casa come un oggetto multifunzione, dove si lavora, si studia, si passa (tutto?) il tempo libero, il balcone deve esserne parte integrante perché è il nostro reale contatto con il mondo esterno.

Pertanto potremo aspettarci che le case post Covid-19 saranno ariose e dotate di spazi aperti, ritorneranno a suddividersi in almeno due o più ambienti multifunzionali, ci saranno angoli con scrivanie o piccoli desk per poter lavorare comodamente e si tingeranno con i colori della natura.

In copertina loggia di Lulu de Kwiatkowski – foto di Mieke ten Have