Happiness – le case del futuro

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Ho provato a pensare e a descrivere, avvalendomi dell’estro di grandi scrittori e architetti, come saranno le case del futuro. Le case post Covid, quindi ariose, circondate da logge e balconi, suddivise in almeno due o più ambienti multifunzionali, maggiormente work-friendly e colorate con nuance più naturali. Pretenderemo di più dalle nostre case e le tratteremo con più rispetto, perché sono a tutti gli effetti il nostro micromondo, che compensano le nostre vulnerabilità e, come ti ho raccontato qualche tempo fa, rispecchiano la versione desiderabile di noi stessi. Tuttavia talvolta sono proprio le nostre case a renderci infelici e ad influenzare il nostro benessere psicofisico: troppo piccole, poco funzionali, prive di balconi e con viste su scorci di scarsa qualità. Difatti durante il periodo di lockdown una persona su quattro ha sofferto di sintomi ansiosi significativi, come si legge nello studio condotto dal gruppo di ricerca Design&Health Lab del Politecnico di Milano in collaborazione con l’Università di Genova che racconta come le nostre case hanno influenzato la nostra quotidianità durante la pandemia. Può l’ambiente domestico giocare un ruolo importante su ansia, depressione e insonnia? Esistono sue caratteristiche che contribuiscono più di altre alla nostra salute mentale?

Foto di Alberto Strada – Bosco Verticale, Milano, Stefano Boeri

Lo studio rientra nell’area d’indagine dell’Evidence Based Design, con cui dagli anni Ottanta si cerca di valutare l’impatto dell’ambiente costruito sulla salute fisica e mentale delle persone. Dalla ricerca si evince che il 12% degli intervistati manifesta sintomi depressivi moderati o gravi,  l’8% soffre di insonnia severa e più colpite sono le donne. Le case delle persone con sintomi depressivi più marcati non a caso presentano alcune caratteristiche ricorrenti: metratura inferiore ai 60 mq, scarsa illuminazione naturale, basso livello di comfort acustico e termo-igrometrico, locali con un numero limitato di soft qualities (es. opere d’arte) o elementi verdi e assenza di un’adeguata privacy. Il 37% delle case dei sintomatici non dispongono di logge, terrazze o balconi abitabili. Significativo è anche ciò che si vede dalle finestre, in quanto chi osserva paesaggi di scarsa qualità ha infatti più probabilità di sviluppare sintomi depressivi rispetto a chi ha un affaccio, per esempio, su di un parco urbano.

Foto di Salva Lopez – Villa Castelluccio, Ostuni, Andrew Trotter

In queste condizioni è anche più difficile lavorare e studiare in maniera performante. Di conseguenza chi accusa un peggioramento delle prestazioni lavorative corre un rischio quattro volte maggiore di sviluppare sintomi depressivi moderati o gravi rispetto a chi dichiara performance lavorative invariate o migliorate.
Come potremo reagire a tutto questo?

Foto di Nicole Franzen – appartamento a Brooklyn, GRT Architect

Non potendo trasferirci tutti al mare o in campagna, per quanto sia risaputo – e recentemente confermato dall’Università Britannica di Exeter –  che l’abitare in prossimità del mare o di paesaggi naturali migliora in modo leggero ma significativo la nostra salute fisica e mentale, dovremo trovare una soluzione. Dovremo limitare il propagarsi di sensazioni di tristezza e oppressione prodotte dai grigi panorami urbani e migliorare la qualità della vita metropolitana. Le parole d’ordine per gli spazi residenziali, urbani e suburbani, dovranno essere flessibilità, igiene e resilienza, per permettere possibili trasformazioni in spazi lavorativi accoglienti e funzionali e per assicurare il benessere psicofisico di chi li abita.

Foto di Stephan Julliard – appartamento a Milano, Neil Barrett

In copertina foto di Lucy Laucht

Elena Magnani

Elena Magnani

Mi sono laureata in Architettura al Politecnico di Milano, e da allora ho lavorato in alcuni studi di progettazione in Italia e all’estero. Nell’interior design ho trovato la mia vera passione e ispirazione che mi ha portata a svolgere differenti esperienze lavorative in aziende del settore in qualità di consultant e A&D. Adoro viaggiare, scrivere e in generale sognare ad occhi aperti.

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